Per forno crematorio o semplicemente crematorio si suole designare un impianto finalizzato alla cremazione, ovvero la pratica di ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi base sotto forma di gas e polveri.
[elenco dei forni crematori in Italia]

 

La cremazione moderna è legata anche agli esperimenti effettuati dallo scienziato Paolo Gorini, lodigiano di adozione.

forno1Anni di lavoro e di studi instancabili spesi sulla conservazione delle sostanze organiche, convinsero Gorini che il suo metodo di pietrificazione, molto costoso, non avrebbe potuto avere che rare applicazioni. Inoltre, con un'ironia sui generis, lo scienziato sosteneva che se si fossero pietrificati e conservati tutti i cadaveri, presto i morti avrebbero sopravanzato i vivi.

Così, sul principio degli anni Settanta del XIX secolo, spinto dall'invito ripetuto di Agostino Bertani e di Gaetano Pini, Paolo Gorini affrontò la questione della cremazione.

Vedi documento progetto originale del Crematojo Lodigiano, per gentile concessione della famiglia Padovani-Invernizzi.

Sono numerose le testimonianze dell'ostilità della chiesa lodigiana verso la figura del Gorini: nel 1851 la rivista «L'Amico Cattolico» lo bollava come pirronista e materialista, nel 1863 le monache di S. Anna rifiutarono a Gorini la permanenza nella casa dove egli abitava e nel 1882 si opposero alla proposta della Giunta municipale di posare sullo stesso edificio la lapide commemorativa dello scienziato.

 

 

forno2In Italia la cremazione venne approvata e concessa nel 1888 e i Comuni furono obbligati a cedere gratuitamente l'area necessaria alla costruzione dei crematori.

 

Gorini affrontò la questione della cremazione ideando un metodo semplice ed economico di abbruciare i cadaveri; progettò nel 1874 un “nuovo sistema di distruzione dei cadaveri attraverso la combustione”, realizzando il “primo forno crematorio moderno” che portò il nome di Crematoio Lodigiano.

 

Un primo forno goriniano venne edificato presso il cimitero di Riolo (Lodi) nel 1877.

Il forno fu poi adottato dal Cimitero Monumentale di Milano e dal cimitero militare di Woking, presso Londra.

 

Nel crematoio ideato da Gorini la salma, supina su un graticcio, viene spinta all’interno del forno per scorrimento su rotelle.
Chiuso il forno, la salma viene investita orizzontalmente per tutta la sua lunghezza dalla testa ai piedi dalle fiamme generate da una fornace a legna sistemata dietro e sotto il capo stesso.

Il camino del fumo scende dapprima in basso sotto i piedi della salma per poi salire nel fumaiolo.
All’inizio di questo una seconda piccola fornace a legna brucia ogni residuo che col fumo potesse essere convogliato all’esterno.

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"Io vi eliminerò in un’aureola di luce e di calore."

La cremazione, civilissima ed antichissima pratica, è in uso presso popoli di varie culture. Fin dall’antichità la cremazione venne intesa come simbolo di purificazione, di liberazione dello spirito e di immortalità dell’anima.

Lo stesso Gorini venne incenerito nel “crematojo Lodigiano” il 4 febbraio 1881.

Il forno goriniano sostituì definitivamente quello di Polli e Clericetti, perché risultò semplice nella costruzione e facile nelle riparazioni.

[Rielaborazione da: http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Gorini ]

 

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Il forno goriniano di Riolo (fraz. di Lodi) è stato restaurato e convertito in museo.

 

La struttura è stata riconsegnata alla Città di Lodi con una cerimonia il 29 ottobre 2006.

Per l’occasione sono stati predisposti dei pannelli informativi (a cura di Alberto Carli ed Angelo Stroppa) che riportavano i più significativi eventi della vita di Paolo Gorini.

 

Pietro Steffenoni, Presidente della SOCREM di Lodi, nel suo messaggio augurale ha rivolto un caloroso ringraziamento a tutti coloro che sono stati compagni in questa “avventura”, in particolare al Comune di Lodi, al prof. Paolo Gastaldi, Grande Oriente d’Italia-Massoneria Universale, Palazzo Giustiniani (che ha onorato Gorini con una lapide), all’architetto Eleonora Ariano, al pittore Luigi Poletti, alla ditta marmi Sergio Guarneri e al fotografo Pasqualino Borella.

Il Presidente ha poi ricordato che è tra queste mura che ritroviamo il passato e il presente della nostra idea di cremazionisti.